Le Signore dell’Arte – Milano
Dal 2 Marzo al 25 Luglio 2021, in mostra 34 artiste vissute il 1500 e il 1600.
Dal 2 Marzo al 25 Luglio 2021, Palazzo Reale a Milano ospita “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600″ una grande mostra dedicata alle artiste tra il 1500 e il 1600: una incredibile storia di grandi artiste che hanno lavorato anche in corti europee, ma che la “storia dell’arte” scolastica ha praticamente ignorato.
In esposizione oltre 150 opere che rendono omaggio e danno visibilità al lavoro di 34 grandi artiste a testimonianza di una vitalità creativa femminile molto moderna quanto ignorata nel racconto della storia “ufficiale” dell’arte.
La mostra racconta non solo la eccellenza pittorica delle artiste, ma anche il loro ruolo nella società, alcune al lavoro nelle grandi corti internazionali, altre imprenditrici di se stesse alla ricerca di un proprio spazio lontano dagli schemi del tempo. In esposizione opere di artiste note, ma anche di altre meno conosciute come la nobile romana Claudia del Bufalo
Artemisia Gentileschi (Roma 1593-Napoli intorno al 1656) è sicuramente la più celebre delle artiste in mostra. Figlia del pittore Orazio Gentilechi e prima di sei figli, ebbe la vita segnata dallo stupro subito nel 1611 da Agostino Tassi che frequentava la casa del padre. La sua arte è di forte ispirazione e influenza caravaggesca e esprime potenza e vigore. La sua vita si è svolta tra Roma, Firenze, Napoli con anche un periodo a Londra alla corte di Carlo I dove il padre era pittore di corte.
Tra le altre artiste in mostra a “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600″ :
Sofonisba Anguissola (Cremona 1532 – Palermo 1625) vive per oltre dieci anni alla corte di Filippo II a Madrid. Dopo il matrimonio con il nobile siciliano Fabrizio Moncada, si trasferice a Palermo dove rimane fino alla morte del marito. E’ di quell’anno la Pala della Madonna dell’Itria (1578 – esposta nella mostra) dove è rappresentata anche una marina con due piccole navi (due caracche) a ricordare la morte del marito sulle coste di Capri il 27 aprile del 1578 a causa di un attacco pirata all’indomani della sua partenza da Palermo. Dopo un periodo in Ligura fa ritorno a Palermo dove riceve anche la visita di Antoon van Dyck che in quella occasione le fa anche un ritratto.
Lavinia Fontana (Bologna 1552 – Roma 1614) bolognese e figlia del pittore manierista Prospero Fontana in mostra con 14 opere tra cui l’Autoritratto nello studio (1579), la Consacrazione alla Vergine (1599) e alcuni dipinti di soggetto mitologico di rara sensualità. Si sposa a 25 anni con il pittore Giovan Paolo Zappi ponendo la condizione di poter continuare a dipingere. La sua produzione è varia anche se sono parte corposa i ritratti dell’entourge della corte papale di Papa Gregorio XIII tanto che venne soprannominata la “pittrice pontificia”. Una produzione corposa nonostante le 11 gravidanze!
Elisabetta Sirani, (Bologna 1638-1665). Figlia di Giovanni Andrea Sirani (1610-1670), primo assistente di Guido Reni, diventa pittrice e acquafortista. A soli ventiquattro anni è a capo della sua bottega, proprio negli stessi anni in cui il padre smette di dipingere a causa della gotta. In mostra sono esposte potenti tele in cui sono raffigurati il coraggio femminile e la ribellione di fronte alla violenza maschile come in Timoclea uccide il capitano di Alessandro Magno (1659).
Ginevra Cantofoli (Bologna 1618-1672) Allieva della Accademia del Disegno di Elisabetta Sirani, dipinge numerose pale d’altare. A Milano è presente con Giovane donna in vesti orientali (seconda metà del XVII);
Fede Galizia (Milano 1578-1630) figlia del pittore miniaturista trentino Nunzio Galizia, inizia a lavorare all’età di 12 anni. Fra le sue opere ci sono ritratti e scene di soggetto religioso; ma è conosciuta soprattutto per i dipinti di nature morte: dei suoi 63 quadri ben 44 rappresentano nature morte. Si dice che quest scelta sa stata motivata da un fatto storico. Dopo il Concilio di Trento la Chiesa cattolica aveva dettato condizioni persino sulla “decenza” delle opere pittoriche. Fede Galizia, che in quanto donna era doppiamente limitata nel suo vivere e dipingere trovò che nella natura morta poteva esibire una certa libertà.
In mostra l’iconica Giuditta con la testa di Oloferne (1596), la prima opera su questo soggetto dipinta da una donna. In una delle versioni, la firma di Fede Galizia è impressa sulla spada di Giuditta.
Muore nel 1630, vittima della famosa peste di Milano.
Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno 1600-Roma 1670) altra modernissima donna che vive tra Venezia, Napoli, Torino (alla corte dei Savoia), Firenze dove realizza l’erbario figurato, espressione di un probabile contatto con l’Accademia dei Lincei, e Roma. La Garzoni miniava i suoi ritratti e le sue nature morte (melograni e cavallette, nocciole e gelsomini, piatti di ceramica con meloni e topolini, pesche e uccellini, vasi cinesi con fichi, fave e i meravigliosi con pennelli finissimi, usando tempera su carta pergamena. La sua arte è tutta basata sulle infinite variazioni di albicocche, ciliegie, fiori e insetti dipinti con una tecnica straordinaria attraverso l’accostamento serrato di minuscoli punti o di sottilissimi tratteggi che tiene conto della lezione fiamminga e degli artisti lombardi come Fede Galizia. In mostra sono esposte rare e preziose pergamene.
La mostra Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600 si inserisce nel palinsesto “I talenti delle donne”, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, che focalizza l’attenzione sulle donne, le loro opere, le loro priorità e capacità.
Le opere arrivano da 67 diversi prestatori, tra cui le Gallerie degli Uffizi, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, il Castello Sforzesco, la Galleria nazionale dell’Umbria, la Galleria Borghese, i Musei Reali di Torino e la Pinacoteca nazionale di Bologna, e dall’estero il Musée des Beaux Arts di Marsiglia e il Muzeum Narodowe di Poznan (Polonia).
Foto di copertina: particolare di “Giuditta con la testa di Oloferne” di Fede Galizia. Fonte: sito di Palazzo Reale
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